E' stato invitato la scorsa settimana con il Maestro Marco Vannini al Goteborg Fencing Club a vivere la sua prima esperienza in un Camp di specializzazione, lui ci ha messo il cuore e tanta professionalità. Ecco il racconto di Alessandro Paroli (continua...)
Quella appena passata è stata una settimana piuttosto atipica. Tornato in fretta e furia dalla trasferta di coppa del mondo a L'Avana, non ho avuto il tempo di disfare la sacca, che già un altro impegno schermistico incombeva sul mio calendario. Infatti, io e il maestro Marco Vannini siamo stati invitati dal prestigioso Goteborg Fencing Club per un camp di 6 giorni che prevedeva la formazione di maestri, oltre ovviamente un lavoro accurato con gli atleti del club, dai più piccoli ai più grandi. Una sfida bella e difficile, alla quale sia io che Marco ci siamo approcciati con il massimo della serietà.
Quando siamo arrivati, il lunedì sera, siamo stati subito accolti in maniera molto calorosa dal Manager Director del club Martin Roth Kronvall che ci ha illustrato le strutture dove avremmo lavorato e il materiale a nostra disposizione. Per me è stata anche l’occasione per conoscere i ragazzi, dato che nella settimana in cui erano venuti ad allenarsi all’Accademia, non ero presente a causa di impegni con la nazionale. Entrato nel GFK (Goteborgs Faktklubb, in svedese) mi sono reso conto subito di alcune differenze che loro hanno nel modo di “vivere la palestra”: prima di accedere nella vera sala di scherma, il club ha organizzato un ingresso che riproduce e ricorda molto l’ingresso di una casa. Hanno una cucina, un frigo e dei tavolini dove poter mangiare e bere un caffè: il tutto con vista sulla sala, per permettere ai genitori dei bambini più piccoli di attendere i propri figli. Per i ragazzi più grandi è stata inoltre ricavata una sala dove poter studiare, senza essere disturbati, così che, una volta usciti da scuola, anche la palestra possa essere un luogo dove unire le due cose: sport e studio.
Nei giorni successivi,poi, è iniziato il lavoro vero e proprio, che si è svolto sempre in due sedute giornaliere: mattina e pomeriggio. Abbiamo, infatti, cercato di riprodurre quello che è il nostro metodo di lavoro, cercando di dividere l’allenamento in due parti. La mattina, con i maestri Henrik e Martin, abbiamo focalizzato sugli argomenti che regolano il rapporto schermistico allenatore-allievo e sull'approccio tattico nei match del fioretto attuale. La Svezia non è certo una nazione che ha nelle sue tradizioni il fioretto, e per questo gli argomenti da poter affrontare sono stati diversi.
Nel pomeriggio l’attenzione era rivolta soprattutto agli atleti. Abbiamo potuto lavorare anche con il gruppo dei più piccoli: Marco, con la mia collaborazione, ha organizzato delle lezioni di gruppo sulla manualità e altri aspetti propedeutici. I risultati si sono visti. E la cosa che più ci ha inorgogliti è che i bambini si sono divertiti!
Con i ragazzi più grandi i lavori svolti sono stati molto simili, in quanto le basi (la propedeutica schermistica, appunto) che costituiscono il nostro approcico alla scherma, nel loro modo di fare è spesso trascurata. In più abbiamo fatto far loro alcune sedute di gambe scherma, prediligendo la varietà nei movimenti svolti. E, soprattutto, abbiamo seguito il lavoro che i ragazzi svolgevano in pedana, nell’attività schermistica vera e propria. Da questo punto di vista, ho potuto collaborare con Marco ancora più attivamente tirando ogni sera con tutti. Come ci era stato richiesto, abbiamo dedicato particolare attenzione alle due ragazze che questa settimana parteciperanno ai campionati del mondo under 17 e under 20, che si svolgeranno a Tashkent: Ester Schreiber e Patricia Gilljam. Anche le due ragazze si sono dimostrate molto mature, nonostante la giovane età, nel voler apprendere metodologie di lavoro nuove, che le potessero aiutare a migliorare.
Assalti, lezioni individuali e di gruppo, gambe scherma ed esercizi per la manualità; in sei giorni non ci siamo fatti mancare niente. Ma la fatica è stata ampiamente ripagata dalla gratitudine che Martin, Henrik, Patricia, Ester e tutti gli altri ragazzi ci hanno dimostrato in questa bella esperienza che ci auguriamo di poter vivere nuovamente. Siamo solo all’inizio di un cammino, che siamo convinti, porterà sia l’Accademia sia il GFK molto lontano. Perché, come sempre, i valori fanno la differenza.